7 maggio 2015 - Lamet (3505m) - Lanslebourg Moncenis

 

Insomma la stagione avanza inesorabilmente, ormai è Maggio e più che mare e spiaggia sono alla ricerca ancora di cime da scendere in snowboard.

Purtroppo a differenza delle ultime stagioni le condizioni non sono eccezionali in zona; ha tirato vento e ha fatto caldo, scarse le nevicate primaverili con enormi sbalzi termici che hanno peggiorato la qualità della neve.

Come tutti ormai sanno amo molto la zona del Moncensio, che trovo superlativa dal punto di vista paesaggistico e perché non fare una gita in quella zona? Una cima che mi ha sempre stuzzicato è il Lamet, una delle cime più alte in zona, anche grazie al suggerimento di Luca che come me non ne vuole sapere di attaccare gli sci al chiodo estivo.


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Dettagli GITA

 

quota di partenza (m): 2063

quota vetta (m): 3505

dislivello complessivo (m): 1442m 

Difficoltà: OSA 

 

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Sommario

 

Il lamet è una gita che deve essere fatta con le condizioni giuste, oggi lo sono state solo in parte.

Il percorso si sviluppa dapprima su falsopiani lunghi, anche se fanno comunque guadagnare quota per poi chiudersi in un canale piuttosto severo e tortuoso, flagellato come oggi da qualche valanga residua. Un tempo era sovrastato da una seraccata di notevoli dimensioni, ridotta negli anni del GlobalWarming ad una piccola lingua glaciale. Questo canale è la parte più complessa della gita (oserei oggi un 4.2 E3) in quanto le pendenze sfiorano i 45° nella parte terminale e l'utilizzo di picozza e ramponi diventano obbligatori, meglio non cadere.

Superata la parte terminale si apre il ghiacciaio del Lamet, o almeno ciò che ne rimane, qui la pendenza è molto contenuta e risalirlo è semplice, poi si può scegliere quale spalla prendere per arrivare in cima, o la destra o la sinistra è indifferente. La Cima è composta da due denti rocciosi di un paio di metri che abbiamo preferito non salire.

La discesa si sviluppa sullo stesso percorso della salita, può essere molto bella in virtù delle pendenze varie e a tratti sostenute a patto di trovare neve morbida. 

Gita comunque consigliata sia in sci che split.

 

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Meteo del giorno

 

Cielo sereno tutto il giorno senza praticamente una nuvola, visibilità ottima.

Zero termico 3200m nelle ore centrali stazionario, isoterma -10 a 4800m, venti deboli sulle creste di direzione N, cielo sereno con addensamenti intensi verso le Alpi Cozie meridionali.

Innevamento un pò sotto la media, sopratutto in alta quota.

 

Situazione neve (versanti sud-nord)

- 2500m: 0-70

- 3000m: 50-150

- 3500m: 80-200

 

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Il Moncenisio fa parte delle montagne "di casa", definiamole così...assieme a Frais, Valsangone e Prali, ossia le montagne più vicine in assoluto. 

La partenza è sempre molto presto come al solito e in 1h scarsa arriviamo già al lago del Moncensio, non c'è nessuno tranne qualche camper e una macchina di altri sci alpinisti. Non fa per nulla caldo, anzi, patisco già un pò freddo alle mani per colpa della solita "brezza" fredda tipica di questo altopiano. 

In pochi minuti siamo già sul sentiero estivo che porta al forte de "la Ronce", qualche lingua di neve ci illude di poter già mettere gli sci ma fino a 2500m nisba, l'innevamento è evidentemente poco abbondante da queste parti anche in quota, è evidente. 

Arrivati al forte ora la neve si fa continua e iniziamo a salire con gli assi, per l'occorrenza visto il fortissimo rigelo notturno metto già da subito i coltelli e silenziosamente ci addentriamo nel vallone del Lamet. L'ambiente è fantastico come del resto tutta la zona del Moncenisio, un anfiteatro bellissimo di cime imponenti, già facenti parte del parco nazionale della Vanoise. Continua il venticello debole ma freddo che mi procura un fastidioso freddo localizzato alla mano destra, qualche imprecazione è inevitabile, Luca come al solito mette il turbo in salita e complice il primo traverso duro mi stacca di quasi 1km avanti.

Già i traversi, quello per arrivare alla base del canale principale è piuttosto noioso e faticoso, la neve di cemento non aiuta di certo e ogni qualche passo scivolo o devo flettere gli scarponi cercando l'aderenza dei coltelli..il calvario dura un bel pò e inizio ad averne le balle piene.


Finalmente arrivo alla base del canale, metto i ramponi, pochi cazzi. Finalmente la progressione ritorna normale e punto dritto verso l'alto, fa ancora decisamente freddo e un gelone mi strappa qualche bestemmia di dolore. La progressione nel canale è buona, purtroppo è parecchio svalangato e sono preoccupato per la discesa che in questo punto sarà per nulla piacevole.

Luca sale come al solito come un missile e non lo vedo più, io invece procedo al mio passo e lentamente ma inesorabilmente raggiungo l'uscita del canale sul ghiacciaio del Lamet dove il sole mi scalda di colpo, ora dalla stretta gola della parte terminale del canale si passa ad un ampio ghiacciaio già visibilmente lavorato dal caldo dei giorni passati e piuttosto magro di neve. La cima è fronte a noi e assieme ad uno skialp francese risaliamo il ghiacciaio in direzione della spalla destra, scelta discutibile in quanto il percorso prevedeva la risalita da quella sinistra.

Gli spazi molto ampi permettono finalmente di godere di un bel panorama e il sole accecante ricorda l'importanza in questa stagione di proteggere gli occhi dal riverbero. Inizio ad essere un pò affaticato e a metà ghiacciaio vedo Luca in lontananza sulla cima..sbagliata. Accortosi dell'errore scende un centinaio di metri e ci raggiunge sulla spalla del Lamet dove lascio la split e proseguo solo con i ramponi in direzione della cima. C'è qualche piccolo pezzo balordo sul misto roccia-ghiaccio che con i miei ramponi in alluminio non è il massimo e raggiungo la cima che però ha una barricata rocciosa di un paio di metri che non ci sentiamo di superare che impedisce una vista a 360°. 


Sulla cima sostiamo una ventina di minuti dopodiché scendiamo al colle dove abbiamo lasciato gli assi, non sono molto convinto di scendere da qui e decido da solo di proseguire con i ramponi sotto la cima e raggiungere l'altra spalla che mi sembra più esposta al sole e di conseguenza più morbida. In realtà l'idea era di risalire una piccola antecima poco più in là esposta a sud ma per motivi come al solito di tempo opto per l'altra scelta. Mi incammino con buon passo accanto alla bastionata rocciosa e risalgo la parete raggiungendo la spalla sinistra, purtroppo fatica un pò inutile in quanto anche qui la neve è dura. Tuttavia mi consolo con un paesaggio molto bello e più ampio.


Discesa


Assemblo la split e prime curve durissime, il sole scalda un beato cazzo. Solo raggiungendo le pendenze più dolci del ghiacciaio finalmente le lamine mordono bene e riesco a godere di qualche bella curva, 200/300mt di dislivello nel complesso buoni. Però ora iniziano i guai, il canale, duro come il cemento.

La sua discesa è pura sopravvivenza, quasi impossibile curvare tra i blocchi di valanga fastidiosi come una picozza nel culo. Cado pure una volta nel tentativo di girare la tavola urtando violentemente il deretano, imprecazioni pesanti..Luca è dietro che sta decisamente impazzendo, gli si stacca uno sci mentre scende e decide di fare un pezzo a piedi con i ramponi.

Per fortuna il calvario finisce a metà canale dove la neve finalmente inizia ad ammorbidirsi e qui inizio a dare gas con ottime curve su firn. 

Via via che scendiamo il paesaggio si riapre e lascia spazio ad ampi pendii non molto pendenti ma più scorrevoli di quello che avevo pronosticato in salita, mollo la tavola e spingo al massimo curvando su neve marcetta ma molto veloce.

In breve tempo raggiungiamo gli ultimi pianori e infine il Forte de La Ronce dove togliamo tutto e scendiamo fino all'auto a piedi sul bel sentiero estivo, accompagnati dalle marmotte e dal solito vento tipico della zona.



 

 

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